Google pasticcia con i conti trimestrali: va giù in borsa

Una multinazionale del livello di Google deve fare ben attenzione a cosa comunica e a tutte le informazioni che trapelano in rete. Oggi vi parliamo di un pasticcio che ha sede proprio a Mountain View: la società della grande G ha infatti pubblicato per errore i dati riguardanti i conti trimestrali registrati dall’azienda, perdendo immediatamente il 10% delle quote in borsa. Il risultato, come si può facilmente intuire, si è tradotto in una considerevole perdita per Google e nell’immediata sospensione delle contrattazioni del titolo. 

Ma cos’è successo, nel dettaglio? Il problema, oltre all’aver rilasciato i dati trimestrali prima del previsto, è che essi riportano profitti e rendimenti inferiori a quelli previsti. Parlando di azioni, infatti, il rendimento è stato di 9.03 dollari nel terzo trimestre, rispetto ai 10.63 previsti; sul versante dei profitti, invece, si parla di 11.3 miliardi di dollari, ben 600 milioni in meno di quanto si aspettava.

Da qui è facile comprendere il repentino calo nelle quotazioni, che, prima di essere sospese, hanno registra un 9% in meno. Una possibile spiegazione di tutto questo può essere ricercata nel fatto che gli utenti adesso pagano di menoquando cliccano sulle pubblicità di Google, e questo è un cambiamento che non riguarda solo big G ma anche altre piattaforme già affermate (basti pensare a Facebook,

che per questo motivo sta registrando alcune conseguenze negative nei bilanci, o al settore della telefonia cellulare).

La pubblicità, come ben sapete, è alla base di Google, e per la prima volta il colosso californiano deve vedersela con una diminuzione degli introiti provenienti da lì. Anche alcuni analisti si sono espressi in merito: secondo Mark Mahaney, analisti di City Banki dati sono deludenti sebbene non destinati a mutare l’approccio del mercato; mentre secondo Gene Munster la maggiore preoccupazione adesso si indirizzerà verso il settore della telefonia mobile.

Intanto, aspettiamo la comunicazione ufficiale di Google per giustificarsi dell’accaduto.

Lascia un commento