Chrome: era veramente necessario il browser di Google ? (cristianofino.net)

Rilasciato in versione beta all’inizio del mese di settembre e disponibile, almeno per il momento, solo per piattaforma Windows , Google Chrome promette fin da subito grandi novità. Stabilità innanzitutto, e grande velocità nell’esecuzione del codice Javascript W a tutto vantaggio delle applicazioni web 2.0 di tipo collaborativo, che sono ormai sempre più diffuse in rete, grazie e soprattutto, anche al contributo stesso della casa di Mountain View . Naturalmente il tutto non si riduce alle caratteristiche appena descritte dato che c’è ben altro sotto al cofano , ma sembra che la mission del gigante del web californiano sia proprio quella di puntare sulle performance di tipo applicativo, piuttosto che a funzionalità di tipo alternativo rispetto a quanto già offerto dalla concorrenza. Allo stato dell’arte, pubblicare anche una mia prova sarebbe pleonastico: in rete ne è stato già discusso in tutte le forme, senza trascurare nemmeno le prime scaramucce tra le solite fazioni di sostenitori e detrattori che, come sempre, in odore di novità, si formano con la rapidità di un fulmine. Gioxx ha pubblicato una prova veramente esaustiva e, a mio avviso, decisamente super partes , sulle caratteristiche di Chrome : dopo averla letta mi sono accorto che non sarei riuscito nè a scrivere di meglio nè ad aggiungere altro rispetto a quanto già espresso da lui, pertanto non mi resta che consigliarne caldamente la lettura. Pertanto il mio obiettivo sarà esclusivamente quello di porre l’accento su alcuni punti della vicenda, da un punto di vista estremamente (e oserei aggiungere anche cinicamente) commerciale. L’operazione, benchè mascherata da Google come un progetto open source e quindi animata dalle più nobili intenzioni, nasconde la precisa volonta di affermare ulteriormente il proprio controllo sul web, già neppur troppo velatamente esercitato tramite il suo potentissimo motore di ricerca. Internet Explorer 8 è ormai imminente: la seconda versione beta porta in dotazione una nuova modalità di navigazione privata che non consentirà ai siti esplorati di raccogliere informazioni sul visitatore. Evidentemente questa cosa è difficilmente digeribile da chi gestisce il motore di ricerca più utilizzato del mondo, che non sarebbe certo immune da questa modalità di navigazione. OneComics © Federico Fieni 2008: Google sfida Microsoft con Chrome L’alternativa è ovvia: proporre un prodotto analogo che possa indurre gli utenti a preferirlo rispetto alla concorrenza puntando su caratteristiche che possano mettere d’accordo sia gli utenti standard che gli sviluppatori. Ecco quindi che Chrome viene distribuito in modalità Open Source W e con un motore di rendering altamente efficiente costituendo la vera killer application per ogni web developer . Come se non bastasse Chrome ha un’interfaccia leggera e semplice per favorire l’interazione e la preferenza dei surfer, siano essi molto esperenziati o meri principianti. Il browser di Google sembra quindi che possa soddisfare tutti, ma è plausibile pensare che il tutto non celi la volonta dell’ulteriore affermazione del proprio predominio sul controllo della veicolazione del traffico web ? A mio avviso è necessaria una profonda riflessione in merito. Google già in differenti occasioni ha chiaramente dimostrato di poter approfittare del proprio potere occulto sulla navigazione per agevolare alle proprie regole quanto possa essere o no pubblicato sui siti che indicizza. Basti solo pensare alle penalizzazioni che elargisce con estrema facilità a chi usa sistemi di advertising non conformi o direttamente in competizione con i propri. Gestire le destinazioni ed al tempo stesso fornire i mezzi per giungere ad esse. Motore di ricerca e browser costituiscono il toolbox ideale del perfetto internauta: controllare entrambi assicura il predominio sulla rete. Chrome consente la chiusura del cerchio, mentre sponsorizzare e finanziare lo sviluppo di FireFox (perchè non dimentichiamo che Google continua a fare anche questo) consente di poter erodere quote di mercato al browser di Microsoft da un secondo fronte alternativo. Questo perchè la casa di Cupertino non fa paura solo per Internet Explorer , il cui predominio è sempre e comunque schiacciante, ma anche per il suo motore di ricerca Live Search che nell’ultimo anno è cresciuto proporzionalmente in maniera non trascurabile (è terzo dopo Yahoo! ). Al momento, quindi, al di là delle disquisizioni velocistiche che sembrano animare la rete, forse sarebbe il caso di concentrarsi più sulle implicazioni filosofiche e prettamente commerciali che la scelta di Google scatenerà da qui agli anni a venire. Buona navigazione a tutti.

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